Twitter Files: dirigenti factchecker e ban ombra per gli utenti con la regia dell'intelligence USA - Matrice Digitale

2022-12-21 15:54:42 By : Mr. Kevin Parts

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Tempo di lettura: 4 minuti. L’ascensore sociale non è per tutti, ingerenze delle agenzie di sicurezza USA nella gestione del social con dirigenti compiacenti e dirigenti finanziatori del PD di Biden.

Elon Musk continua la diffusione dei documenti di Twitter al centro di uno scandalo internazionale. Non sono presenti buone notizie per coloro che hanno descritto dogmaticamente i social network come dei campi di battaglia ed hanno perpetrato, volontariamente o inconsciamente, azioni politiche e commerciali con il fine di conquistarli. Anche i fondatori delle piattaforme di social media, che ad oggi rappresentano una grande piazza virtuale dove si pubblicano notizie e ci si confronta su argomenti di vario genere, più volte si sono detti perplessi di una forte regolamentazione su quel che si può dire e cosa no perché non si arriva mai ad una soluzione equilibrata che rappresenti gli interessi di tutti.

Dopo aver descritto come si è arrivati al ban dalla piattaforma della notizia del figlio del presidente Biden sotto quelle elezioni che lo hanno visto diventare il nuovo presidente degli Stati Uniti D’America , Elon Musk è arrivato ad una fase avanzata dei Twitter files dove è spiegato come in passato si è arrivati al di Donald Trump dalla piattaforma rilevata da poco.

C’è stato ancora più clamore, rispetto alle prime pubblicazioni, quando il fondatore e primo proprietario Jack Dorsey ha iniziato a criticare il metodo di diffondere le informazioni a poco a poco , insinuando un sospetto su un’eventuale preconfezionamento e censura di informazioni che potrebbero essere utili a smontare la tesi che ci fosse una regia nelle censure applicate tempo fa sui social network.

La risposta di Elon Musk non si è fatta attendere ed ha spiegato più volte che molti documenti sono andati persi ed è per questo che per effettuare una collazione di tutte le informazioni necessarie risulta molto complesso. Prima di arrivare però al ban dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America, nonostante le rassicurazioni di Elon Musk sulla figura di Dorsey che non identifica come deus ex machina di tutte le operazioni di copertura avvenute in favore del Partito Democratico, è emersa una realtà che dovrebbe far riflettere molto gli utenti che credono nei social network come un ascensore sociale giusto per le loro qualità inespresse nel mondo reale. È stato sciolto ogni dubbio sul fatto che la piattaforma Twitter avesse la possibilità di effettuare dei “ban ombra” che, su indiscrezione dei dipendenti, riducesse la visibilità degli utenti creando un oscuramento di alcuni contenuti rispetto ad altri su discrezione personale e non dell’algoritmo.

Perché i famosi “Shadow Ban” sono importanti in questa vicenda?

Semplicemente perché Dorsey ne ha pubblicamente negato l’esistenza ed ha effettivamente aprendo un sospetto fondato sul come avvenissero delle vere e proprie restrizioni su eventuali idee e libertà di espressioni sulla base di un principio morale condizionato dalla politica e non dall’etica delle regole universali per tutti gli iscritti alla piattaforma.

Jack Dorsey lied under oath about Twitter censoring and shadow-banning users. Twitter general counsel @vijaya was with him and knew his testimony was false. I would like to talk with @Jack on Twitter spaces. Would you like to hear his explanation? Ask him. pic.twitter.com/q17sdkAn9e

Questo aspetto è emerso anche quando ci fu un hacking alla piattaforma e fu possibile vedere che era effettivamente possibile per alcuni dipendenti modificare il gradimento di utenti ignari.

E’ pur vero che il titolare dell’azienda possa essere informato di tutto quello che succede, ma allo stesso tempo presenta un ridotto campo di azione rispetto agli indirizzi dei dirigenti, è proprio il fatto che lo stesso Jack Dorsey ha espresso più volte perplessità nel limitare determinate teorie e determinati pensieri ascrivibili ad un’unica parte politica. Non si può ignorare, soprattutto negli States dove le lobby sono regolamentate, un principio di affiliazione ideologica che una buona parte dei dipendenti di queste piattaforme ha e che più volte è emerso sotto diversi fatti accaduti realmente. In primo luogo si ricordano le opposizioni che i lavoratori LGBTQ+ ed afro discendenti hanno rivolto a Mark Zuckerberg e Facebook sia per la questione di Giorge Floyd sia per le dichiarazioni forti pronunciate da Donald Trump sul tema dei diritti civili, così come è giusto anche tener conto dei finanziamenti partiti negli ultimi anni e nelle ultime campagne elettorali dagli alti dirigenti di Twitter, nei confronti del Partito Democratico americano. Su Twitter sta accadendo una rivoluzione che apparentemente sembrerebbe essere rivolta ad un riequilibrio che riporta il social network ad una piazza virtuale dove nessuno viene trattato in modo diverso da altri grazie a policy certe, ma così come ad oggi le piattaforme social sono succubi non dei diritti universali bensì della politica e dei potenti di turno, non è detto che Elon Musk non possa effettivamente farne un uso strumentale in base a quelle che saranno le sue convenienze politiche in futuro. Quindi Donald Trump è stato bannato dalla piattaforma dopo che si era provato in corso di campagna elettorale, con discussioni interne, a mutare due hashtags riconducibili alla campagna di disinformazione messa in piedi dai controversi Qanon che hanno proposto in quei giorni #stopthesteal e #kraken come attività borderline, farcite da notizie molte delle quali riscontrate false.

8. The bulk of the internal debate leading to Trump’s ban took place in those three January days. However, the intellectual framework was laid in the months preceding the Capitol riots.

Donald Trump è stato bannato il 7 gennaio, ma la discussione era nell’aria da mesi oramai così come è stato certificato che il ban sia avvenuto per il “contesto” e non per qualcosa che riconducesse alla sua attività nel fomentare le folle a Capital Hill così come dimostrato dagli ultimi  tweet cristallizati nella sua bacheca ripristinata a furor di popoli. Emergono invece dei rapporti molto intensi tra un dirigente della piattaforma Roth e tre organismi nazionali come FBI, DHS, DNI dai quali prendeva spunti per l’attività che il social doveva avere sulle questioni politiche. L’opposizione alla parzialità della scelta solo perché in favore dei democratici è quella che il sistema messo in piedi in quei giorni aveva la scopo di iniziare nel mettere in discussione anche i successivi presidenti degli States, ma ahimè è difficile ritenere un’applicazione futura equa di questo metodo se poi i dirigenti dell’azienda siano i finanziatori delle campagne elettorali di un unico partito in maggioranza. Sorprende invece come molte verifiche alle affermazioni politiche siano state fatte da un livello dirigenziale elevato al gruppo “Trusty e Safety” con metodi alla giornata basati non su un metodo accademico e scientifico, ma con ricerche su Google, impressioni o dettature di riferimenti molto alti nelle sfere del partito competitor di Trump.

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Tempo di lettura: 4 minuti. I regolatori della privacy dell’UE hanno dichiarato che Facebook e Instagram non devono costringere gli utenti ad accettare il tracciamento inserendo questo requisito nei loro termini. Questo modello di business è illegale secondo il GDPR

Per chi non ha tempo

In una decisione di vasta portata, lunedì scorso, i regolatori della privacy dell’UE hanno dichiarato che Meta Platforms Inc. non deve costringere gli utenti ad accettare annunci personalizzati basati sulla loro attività online. La decisione potrebbe limitare enormemente i dati che Meta può utilizzare per vendere annunci pubblicitari mirati. Secondo il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), il semplice inserimento di un paragrafo nei termini di servizio, che gli utenti devono accettare, non è sufficiente. Tali termini non sono una giustificazione per raccogliere dati e pubblicare annunci mirati. Al contrario, le piattaforme Meta, Facebook, Instagram e WhatsApp devono offrire agli utenti una chiara scelta “sì e no”, in cui gli utenti possano accettare attivamente di essere tracciati o rifiutare. Il cosiddetto consenso forzato del gigante tecnologico per continuare a tracciare e indirizzare gli utenti elaborando i loro dati personali per costruire profili per la pubblicità comportamentale è stato aggiunto ai termini di Meta dopo la pubblicazione del GDPR nel 2018. Ora è stato dichiarato illegale dai guardiani della privacy dell’UE.

L’unica eccezione è rappresentata dai casi in cui tali informazioni sono necessarie per l’esecuzione di un contratto: ad esempio, un’applicazione di car sharing deve conoscere la vostra posizione per potervi mostrare le auto vicine. Meta si è basata su questa disposizione contrattuale del GDPR, alla quale il regolatore della privacy irlandese ha inizialmente acconsentito. Ma ora i regolatori della privacy dell’UE stanno rimandando la decisione al DPC, affermando che la “necessità contrattuale” non è soddisfatta da app come Facebook, Instagram e WhatsApp e che è obbligo del DPC far rispettare i diritti alla privacy dei cittadini europei. Il DPC ha ora un mese di tempo per emettere una decisione finale, oltre a multe significative. Nel mentre dell’attesa sul da farsi, il modello Facebook, come denunciato da Matrice Digitale, è stato adottato da testate giornalistiche nel silenzio del Garante alla Privacy che ha avviato una istruttoria per comprendere se obbligare i lettori nel fornire i cookie per un servizio di informazione gratuita sia dovuto dagli editori. Ovviamente la presa di posizione è partita dai due grandi gruppi editoriali del Paese, Repubblica seguita dal Corriere, che collaborano attivamente con il Garante e l’Europa con attività sociali a tratti filantropiche. Non è un caso, infatti, che l’azione che ha dato via al modello Facebook sia stata fatta da Repubblica in seguito all’accordo proposto dal Garante alla festa della sezione digitale di Repubblica, Italian Tech, presentato in pompa magna per il bene dei bambini del nostro paese. Al netto di questa iniziativa che ha raccolto adesioni di tante aziende, non rese pubbliche sul sito come un buon Garante dovrebbe, ma che invece presenta Meta come fiore all’occhiello di una iniziativa subdolamente si potrebbe sensibilizzare i minori al social scoring in atto nella piattaforma da tempo su regole non chiare, ma precise dal punto di vista ideologico, ed alla condivisione illegale dei loro dati per fini commerciali senza il consenso. C’è anche da evidenziare come il Garante sia sempre solerte nei confronti di altri social mentre si attendono ancora comunicati e riscontri al data breach dell’anno scorso di Facebook e a quello di quest’anno su Whats App che hanno esposto tutta la popolazione italiana alle truffe online da parte di soggetti venuti in possesso dei numeri di telefono di adulti e minori over 13. Proprio qui subentra il ruolo dell’ACN. L’Agenzia Nazionale PER la Cybersecurity dovrebbe stoppare pericoli del genere ed entrare nel merito anche di chi sottoscrive accordi con società che palesemente violano le regole Europee e sono costantemente a rischio di breach di dati dei cittadini. In poche parole, si attende che arrivi una sanzione e che questa consenta alle big tech di pagare e continuare a sbagliare con lo stesso metodo adottato da Big Pharma. L’anno scorso la filiale irlandese di Meta ha stanziato quasi 3 miliardi di euro per le multe sulla privacy nell’UE, con un aumento di 1,97 miliardi di euro rispetto all’anno precedente, secondo i documenti aziendali irlandesi. Comunque sia, finora sembra molto più redditizio per i giganti della Silicon Valley limitarsi a pagare le multe, invece di cambiare il proprio modello di business in favore dei principi della privacy europea avendo le coperture economiche e la compiacenza di sanzioni amministrative che altri invece non possono sostenere e di fatto monopolizzano il mercato. Oltre alla tutela della Privacy, l’ACN dovrebbe vigilare anche su ricadute economiche che una società statunitense con una funzione anche di intelligence possa determinare una buona fetta di mercato delle aziende interne facendo una sintesi tra punti positivi e negativi seguendo in accordo con il quadro normativo vigente. Come si potrebbe risolvere questo problema? Utilizzando il metodo tanto caro ultimamente all’Europa e a Facebook: dopo tre multe vai fuori. Sarebbe facile, ma così come questo metodo viene utilizzato per educare le masse, è difficile applicarlo quando lo su chi utilizziamo per raggiungere questi obiettivi di rilevanza sociale.

Sono poche, anzi pochissime, le notizie diffuse dalle testate sul tema, ma la curiosità c’è nell’Huffington Post dove un membro del collegio del Garante Privacy italiano ha addirittura un blog. La notizia in questione non è a firma sua, bensì di un altro, peccato che lo stesso componente sia stato solerte nell’attaccare Musk. Che ci sia una sudditanza psicologica dei grandi media perchè oramai strutturano l’attività editoriale sulla base del seo e dei social in cambio di una premialità basata su un ranking che gli consente di accerchiare su di se il mercato è un dato sempre più evidente, ma che ci sia un silenzio reiterato sul tema da parte delle Autorità statali apre molte più riflessioni, congetture e supposizioni.

Tempo di lettura: 2 minuti. Yoel Roth è l’ex capo del dipartimento Twitter Trust e Safety, che prendeva ordini dall’intelligence statunitense per come trattare le notizie in favore di Biden durante la campagna elettorale

Nei Twitter files diffusi da Elon Musk emerge una figura mitologica che aveva rapporti con le società di intelligence statunitensi e che portava avanti una linea fin troppo progressista tanto da esserne un braccio armato. Il suo nome è Yoel Roth, da non confondere con Joel Roth che figura tra i massimi esponenti ebraici conservatori del mondo statunitense. Perché di conservatore Yoel ha poco o nulla, essendo vicino alle posizioni LGBTQ+ ed è un convinto sionista tanto da mettere in discussione l’esistenza della “lobby ebraica” che negli USA è una realtà come tante nel campo dei gruppi di potere che interessano la nazione più democratica al mondo.

Nei Twitter Files, Yoel figura nelle alte sfere che nel corso della campagna elettorale iniziarono un percorso di censura dei contenuti scavalcando le squadre predisposte al monitoraggio delle informazioni essendo il responsabile dell’area Trust e Safety. Lui in persona si è spesso improvvisato censore e debunker di alcune teorie diffuse sulla piattaforma bollandole come immeritevoli di visibilità dell’algoritmo dopo una semplice ricerca su Google.

Twitter ha sempre avuto un problema di eccesso nella diffusione della pornografia, con sufficienti esempi di contenuti video con abusi di minori tanto da descriverne un problema, e fa ancora più strano vedere che molto si è fatto in meno di 20 giorni rispetto ad anni dove anche gli investitori sembravano essere esasperati tanto da bloccare le pubblicità sulla piattaforma fino ad un miglioramento che con Musk sembrerebbe esserci stato con meno risorse.

Lo stesso Roth è stato capace di imbastire uno scenario da panico sul tema dopo che i licenziamenti di massa, comprese le sue dimissioni, hanno falcidiato le squadre di monitoraggio dei contenuti video di abusi sui minori. Al netto di quello che si è fatto dopo, Roth sembra avere le carte in regola per essere un estimatore della pedofilia intellettuale che apre le porte del sesso ai minori tramite la loro esposizione a contenuti pornografici, anche gay, come sostenuto dallo stesso Roth in una sua tesi di laurea.

Roth è l’ultimo scandalo di un filone di intellettuali che emerge ogni tanto nell’opinione pubblica, vedi il caso di Balenciaga, associati a questioni vicine alla pedofilia e che vengono spesso bollate come complotti da teorie che ingigantiscono la base di verità che comprende intellettuali pederasti. Sarà o meno un caso, ma il sapere che un giovincello proveniente da famiglia stimabile fosse un vero e proprio agente infiltrato nell’azienda per cui lavorava non solo faceva politica, ma favoriva anche una visione molto più aperta della semplice libertà di genere, rende l’idea che qualcuno o qualcosa abbia utilizzato ì social per plasmare le menti secondo un principio morale che addirittura promuova il sesso con i minori.

Tempo di lettura: 4 minuti. Guai per Biden e l’FBI. Musk spiega come si è arrivati alla censura della notizia del figlio. Macron chiede aiuto a Musk sul terrorismo mentre Twitter sta modificando continuamente la piattaforma per migliorare l’esperienza degli utenti

La settimana di Elon musk è stata un turbine di emozioni alla guida della sua creatura Twitter. Dopo aver avuto una questione con la Apple perché iniziavano a girare voci su una possibile esclusione dell’applicazione del social del cinguettio dall’app store, Musk ha invitato gli utenti a dubitare di una società che trattiene il 30% degli introiti generati dalla vendita tramite la piattaforma e di essersi dichiarato disposto a produrre un cellulare alternativo se Google e Apple l’avessero escluso dai loro store.

Musk è un personaggio così influente tanto da essere stato invitato da Tim Cook per un incontro presso la sede di Cupertino con il fine di chiarirsi de visu. Non si conoscono i contenuti del discorso tra le parti, ma sappiamo essersi concluso con una pacificazione annunciata dallo stesso Musk perché alla base c’è stato quello che gli anglosassoni definiscono un misunderstanding.

Thanks @tim_cook for taking me around Apple’s beautiful HQ pic.twitter.com/xjo4g306gR

Il punto più importante della settimana del fondatore di Tesla e di Spacex, ha riguardato sempre il discorso della trasformazione di Twitter in un piattaforma dove la libertà di espressione deve regnare e che, nonostante sia stato sbloccato, Donald Trump ha ancora ha il suo profilo Twitter cristallizzato alla data dei primi di gennaio prima dei ban di cui tutti noi conosciamo la storia.

La vicenda però più esaltante per coloro che in questi anni hanno fatto un lavoro di ricerca sulla presenza di un’eventuale censura in danno alle regole universali stabilite secondo rigide policy aziendali, è quella della bomba ad orologeria su cui Musk ha fatto esplodere con la pubblicazione dei “Twitter files”, dove è spiegato il come si è arrivati alla censura da parte del Partito Democratico alla piattaforma sulla notizia del portatile del figlio di Hunter Biden, nascosta al pubblico in occasione della campagna elettorale. Secondo le indiscrezioni pubblicate da Musk, lo stesso Jack Dorsey, fondatore e primo amministratore delegato della società sostituito dopo le elezioni perse dallo stesso Trump di cui è oggettivamente stato promotore del ban e sostenitore della campagna elettorale dei democratici di Biden, sarebbe stato ignaro di quanto sia accaduto sulla vicenda. Secondo questa ricostruzione c’è da precisare che è impossibile immaginare che quanto si è consumato all’interno dei dialoghi via mail, che rappresentano i Twitter files, Dorsey non sia stato informato sulla scelta di censurare la notizia che avrebbe comunque destato un grande scalpore elettorale contro lo stesso Biden a cui pubblicamente tirava la corsa.

Perché non poteva non essere informato?

Perché così come lo ha raccontato Zuckerberg a distanza di qualche anno, nonostante la sua piattaforma sia ancora programmata per censurare le immagini di Biden, anche Dorsey ha già espresso un commento in merito simile a quello del proprietario di Facebook e cioè di non essere d’accordo con il ruolo delle piattaforme di entrare nel merito del dibattito politico censurando notizie vere seppur scomode.

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Quello che accaduto in sintesi ha riguardato lo spostare un argomento così determinante ai fini politici in campagna elettorale dalla gestione in moderazione di competenza del settore politico a quello addirittura del settore della sicurezza. Nel caso sia dimostrata l’innocenza di Dorsey, è dimostrato ancora una volta che le piattaforme social non solo sono di grandi aziende che danno molto lavoro a tantissime famiglie, ma sono sotto il costante controllo da parte dell’intelligence statunitense che si avvale di agenti infiltrati all’interno dei ruoli aziendali apicali e che rispondono ad ingerenze di Governo o anche “deviate”.

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Il cantante Kanye West è stato sospeso per aver pubblicato una foto con una stella di David ed una svastica. Lo stesso Elon Musk non ha potuto evitare che fosse escluso dal giro social perché si è superato ogni limite previsto dalle regole di incitamente all’odio. Tra gli altri problemi a cui musk ha dovuto far fronte con la sua piattaforma c’è quello di dover aggiustare al meglio la pubblicazione di contenuti coperti da copyright. Infatti, è stato dimostrato un punto debole in tal senso proprio da un utente che ha creato un profilo denominato Need for Speed nel quale ha pubblicato sotto forma di tweet multipli Ehi l’intero film omonimo. Un’altro problema e avvenuto con la pubblicazione della strage Nuova Zelanda quando un estremista di destra a massacrato donne e bambini in una moschea.

Proprio in tal senso, nel viaggio di Macron Negli Stati Uniti d’America, andato a chiedere aiuto a Biden viste le condizioni disastrose in cui si trova la Francia, benché siano meno gravi rispetto a quelle tedesche ed italiane, il presidente ha incontrato lo stesso Elon Musk per sensibilizzarlo sulla moderazione e sulla rimozione dei contenuti di natura estremista e terroristica. La richiesta avviene dopo che l’Unione Europea ha intimato allo stesso proprietario di Twitter nel migliorare di molto la condizione delle regole della moderazione proprio per riuscire a rispettare i canoni stabiliti da Bruxelles sempre più ristretti per le piattaforme che ospitano contenuti. Su questo tema va evidenziato quello che è il nuovo corso di Twitter, monco del 60% dei dipendenti della vecchia amministrazione, sta facendo non solo dal punto di vista tecnico, dove sembrerebbe aver migliorato i tempi di risposta ai naviganti, ma avrebbe messo già mano per venire incontro agli organi internazionali istituzionali riguardo i bot (profili di utenti automatizzati). Lo stesso Musk ha avvisato che molte persone avrebbero potuto perdere tantissimi follower proprio a causa di un lavoro fatto per spazzare via una delle più grandi armi utilizzate dai governi per quel che concerne la propaganda e dai criminali informatici per quel che concernono le truffe online.

Major Twitter system improvements were implemented this week to drop hammer hard on spam/scam accounts. Taking just past 24 hours, does it seem like there are far fewer?

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