contrazione blu

2022-12-21 16:00:56 By : Mr. Jason Ma

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Il destinatario è niente di meno che il Presidente del Consiglio in carica, Giorgia Meloni. La 22enne, costretta in sedia a rotelle, ha scritto una lettera aperta al Capo del Governo in cui chiede maggiore attenzione per le istanze degli studenti disabili al fine di ”eliminare il gap tra le esigenze di una persona con disabilità e le reali possibilità di inclusione”.

Oggi uno studente disabile vincitore di una borsa di studio, si vede sottrarre l'intero importo della borsa dalla sua pensione di invalidità, come è successo a Marta. Non solo, c'è ancora tanto da fare per favorire una reale inclusione delle persone disabili, spesso discriminati e ignorati. Al riguardo, Marta cita il caso dei 27 studenti disabili di Genova, costretti a scendere dal treno perché, pur avendo prenotato e pagato il loro biglietto, hanno trovato il posto occupato. E chissà se – scrive Marta - ”ora che l'Italia ha una donna presidente del Consiglio è finalmente matura per questo cambiamento”.

”Cara presidente Giorgia Meloni,

sono Marta, ho 22 anni e mi girano le ruote. Come dico sempre, sono una ragazza come tante, ma ho qualcosa in più, sono una persona con disabilità e per muovermi ho bisogno della mia sedia a rotelle, la mia compagna di viaggio. Da quando sono nata, io e la mia famiglia abbiamo subito intrapreso un percorso ad ostacoli tra barriere sociali, culturali, architettoniche e normative. Sono una giovane studentessa universitaria, laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche e iscritta alla magistrale con l’obiettivo di diventare criminologa. Amo lo studio, la conoscenza e i viaggi e, infatti, viaggio molto. Mi rivolgo a Lei, la nostra nuova presidente del Consiglio, Prima Donna nella storia a rivestire questo incarico così prestigioso e così pieno di responsabilità. Mi rivolgo a Lei e a tutto il Governo perché possiate ascoltare le mie parole e possiate dedicare all’inclusione delle persone con disabilità il giusto e indispensabile spazio.

La nostra bellissima esistenza, con ogni istante pieno di vita e ricca di affetti, si scontra purtroppo con le barriere di una quotidianità piena di ostacoli che alla maggioranza dei cittadini risultano invisibili o impercettibili. La realtà è che noi persone con disabilità siamo costretti a subire le prevaricazioni e le mortificazioni ogni giorno della nostra vita e ormai ci siamo generalmente anche abituati alla discriminazione. E ciò durante tutto il nostro percorso di vita: dalla nascita, all’infanzia, all’adolescenza, all’età adulta… Il diritto ad una vita serena e inclusiva appare a molti di noi un traguardo irrealizzabile. Già a scuola ci scontriamo con la grave carenza di docenti specializzati e spesso con la difficoltà ad ottenere gli ausili specifici per i nostri bisogni. Per noi non esiste una garanzia per la mobilità, né in autonomia, né con il trasporto pubblico.

Nel primo caso, c’è carenza di parcheggi adatti per dimensioni ad una sedia a rotelle e la diffusa insensibilità delle amministrazioni locali nel rispetto della normativa, ad esempio i parcheggi in piazzale Roma a Venezia che offrono stalli in misura inadeguata e a tempo, poiché gli stessi stalli divengono a pagamento dopo alcune ore. Nel secondo caso, ricordiamo la notizia di 27 ragazzi disabili che a Genova sono stati costretti a scendere dal treno perché, pur avendo prenotato e pagato il loro biglietto, hanno trovato il posto occupato. Così la soluzione più semplice è stata far scendere i ragazzi disabili e lasciare sul treno i cosiddetti normodotati! Purtroppo viaggiare in treno è davvero complicato per noi, soprattutto poi se usiamo una sedia a rotelle. A dirla tutta, la maggior parte delle stazioni non ha per nulla il servizio assistenza e spesso non ci si può nemmeno entrare in sedia a rotelle. Ma che siano viaggi in treno o nave o su trasporto locale, la difficoltà non cambia, anzi. Proprio a causa delle limitazioni alla mobilità, noi non siamo liberi nemmeno di scegliere la nostra università, per i trasporti non accessibili o per i parcheggi inesistenti. Ad esempio, davanti alla sede dell’università in via Nuova Marina a Napoli, davanti ai pochissimi stalli per disabili ci sono auto in seconda e terza fila. Figurarsi davanti alle sedi di Corso Umberto o Corso Vittorio Emanuele, sempre a Napoli. Se vivo in una città come la mia, Napoli, e scelgo di iscrivermi a alla facoltà di Psicologia, le alternative sono cambiare città o rivolgermi ad una Università telematica.

Ma perché non posso scegliere? Perché i miei diritti non vengono rispettati? E perché io che ho una disabilità devo pagare sulla mia pelle tutto questo disagio visto che lo Stato e il Comune non mi tutelano e mi discriminano? Poi però ci superiamo! Se sono una valida studentessa e sono meritevole della borsa di studio, almeno mi sento gratificata… Che soddisfazione! Io, persona con disabilità che ho lottato ogni giorno contro le barriere, gli ostacoli e la discriminazione, finalmente “MERITO” la borsa di studio… È vero, ma… a noi studenti con disabilità grave, se abbiamo diritto alla borsa di studio, l’Inps sottrae l’intero importo al 100% dalla nostra pensione di invalidità, cioè dal nostro reddito. Proprio come è successo a me. Facile no? Siamo veramente stanchi!

Cara presidente Giorgia, cari ministri per la Disabilità, per la Salute, per l’Istruzione, per l’Università, per la Cultura, per le Infrastrutture, per il Turismo… L’Italia ha bisogno di un passo in avanti, di un balzo, per eliminare il gap tra le esigenze di una persona con disabilità e le reali possibilità di inclusione. Soltanto attraverso l’inclusione sociale si raggiunge il benessere dell’intera comunità. L’inclusione si può e si deve costruire attraverso un percorso lungimirante, trasversale, interministeriale nel quale ogni ministro costruisce e inserisce il proprio tassello, sotto la guida del ministro della Disabilità. Io, persona con disabilità, desidero poter andare a scuola e frequentare l’università, soggiornare in un campus o viaggiare con i progetti Erasmus; desidero andare in un sito museale o archeologico, in un cinema o un teatro senza barriere e senza imbarazzanti limiti di accesso; desidero, usare il trasporto pubblico in autonomia; desidero vivere un turismo accessibile e non fare la caccia al tesoro tra le strutture che si dicono tali e non lo sono; desidero uscire di casa senza chiedermi se riuscirò a trovare lo scivolo libero e soprattutto se uno scivolo lo troverò… desidero partecipare ad un concorso nelle forze dell’ordine e diventare una criminologa al servizio dello Stato…

Chissà se l’Italia, la mia Italia, ora che ha una donna presidente del Consiglio è finalmente matura per questo cambiamento. Sarebbe così bello se per costruire un percorso inclusivo, venissero ascoltate le esigenze di chi vive sulla propria pelle una quotidianità fatta di barriere. Possiamo essere definiti persone con disabilità, diversamente abili, diversabili o come preferite, ma per favore, non vorremmo più essere trattati solo come handicappati. Non ci riteniamo un costo sociale, ma un valore aggiunto, per una società in cui ogni giorno diamo il nostro piccolo contributo anche noi, come ogni altro cittadino. Cara Giorgia, Le affido il mio motto: “Abbatti le Barriere, Fai la Differenza, Supera l’Indifferenza!”. Buon Lavoro! Sono Marta, ho 22 anni e mi girano le ruote!” conclude la 22enne studentessa napoletana.

In occasione delle festività natalizie la Skuola TV, così come voi studenti, si merita una vacanza! Continuate a seguirci per scoprire quando ci sarà la prima Live del 2023!

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