Prima Ora

2022-12-21 15:48:47 By : Mr. Chao Han

Buongiorno. Qualcuno l’ha già definita la più bella finale nella storia dei Mondiali di calcio. Anche senza sbilanciarsi tanto, Argentina- Francia , vinta per 7 a 5 dai sudamericani dopo i calci di rigore, ha di sicuro squadernato quasi l’intero campionario delle emozioni che una partita di pallone possa regalare. Con il paradosso aggiuntivo che una delle finali migliori di sempre si è svolta in uno dei posti forse peggiori di sempre per disputare un Mondiale, per i motivi che ricorda Aldo Cazzullo (ai quali non è estraneo il Qatargate europeo, sul quale torneremo sotto). Doveva essere la sfida fra Lionel Messi (ora davvero «come Maradona», forse persino per i tanti napoletani ieri sera in festa con gli argentini) e Kylian Mbappé (che avrà altro tempo per diventare «come Pelé») e lo è stata a un livello che nemmeno i due campioni avrebbero osato pronosticare. Doppietta per il primo, tripletta per il secondo , entrambi a segno anche nei supplementari e poi, di nuovo, nei rigori finali. Non ci proviamo nemmeno a riassumere in poche righe una partita che, per quasi ottanta minuti, sembrava a senso unico per gli argentini e si è poi trasformata in una delle più straordinarie dimostrazioni sul campo del primo comandamento del calcio: la palla è rotonda . Sul Corriere di oggi e su Corriere.it trovate servizi, pagelle, interviste, analisi. Tranne quella che noi qui in redazione e probabilmente molti di voi che ci leggete aspettavamo di più: quella di Mario Sconcerti , che ci ha lasciato, all’improvviso, sabato (qui i ricordi di Daniele Dallera, Domenico Calcagno e Tommaso Pellizzari). Il tetto saltato sul Pos Una partita ancora non chiusa è, invece, quella della manovra di bilancio. La novità più rilevante, arrivata ieri sera, è che salta il tetto sotto il quale sarebbe stato possibile, per gli esercenti, rifiutare pagamenti con il Pos (prima ipotizzato a 60 euro, poi a 30-40 euro). Il governo, alla fine, ha preferito evitare lo scontro con Bruxelles — che vedeva nella misura, assieme all’innalzamento del tetto per il contante, una retromarcia sugli impegni di lotta all’evasione fiscale promessi per ottenere i miliardi del Pnnr — e, non potendo convincere le banche a ridurre le commissioni, il ministro del Tesoro sta ragionando su un sistema «di ristori e compensazioni». Cioè sarà lo Stato a rimborsare i commercianti dai pagamenti con carte . A proposito di spese e commissioni, Milena Gabanelli e Francesco Tortora fanno il punto in un Dataroom: Tirando le somme: la media per i pagamenti con carta di debito o bancomat è dello 0,7%. Fino alla fine del 2023 PagoBancomat ha azzerato tutte le commissioni sotto i 5 euro. Vuol dire che la colazione al bar pagata con bancomat non ha costi per il barista . Invece le commissioni delle carte di credito viaggiano mediamente sull’1,2%. Significa che su un conto di 20 in euro in pizzeria il margine per l’esercente viene eroso di 24 centesimi . A tutto questo bisogna poi aggiungere il canone per l’uso del Pos, in media 14 euro al mese . (...) Quanto alle commissioni per i tassisti, su una corsa da 20 euro con carta di credito sono 30 centesimi, con bancomat sono 10 centesimi . Certo poi ci sono quelle collegate a carte aziendali o extraeuropee, dove la percentuale può anche arrivare al 3%, ma sono solo l’1% del totale, e su tragitti dall’aeroporto . Nel confronto con altri Paesi europei, le commissioni italiane sui pagamenti con il Pos non risultano esose, anzi: In Italia le commissioni medie sono fra le più basse . Dall’analisi di Bankitalia e Prometeia, relativa al 2021, emerge che in Norvegia dove il 56% degli acquisti si fa con moneta elettronica le commissioni sono le più alte: l’1,5%. Nel Regno Unito il 66% dei pagamenti è fatto con carta e le commissioni sono allo 0,8%. In Italia, Francia e Spagna le commissioni medie sono rispettivamente dello 0,7, e 0,4%. La spiegazione sta nel fatto che in questi tre Paesi è più elevata la presenza della grande distribuzione : facendo enormi volumi, il circuito di gestione dei pagamenti applica commissioni molto basse, che vanno poi a incidere sulle medie nazionali . Concludono Gabanelli e Tortora: Per un commerciante che non voglia evadere è più conveniente incassare contanti o moneta elettronica? Da un punto di vista della sicurezza è noto che meno cash c’è in cassa, più basso è il rischio rapina . Poi va considerato il tempo che serve per preparare la distinta dei contanti da andare a depositare nelle casse continue della banca (gli sportelli automatici sono sempre meno). Un’operazione che la banca ogni volta ti fa pagare. Quel contante la banca lo deve rendicontare, e poi sostenere i costi del trasporto valori e assicurazione per mandarlo alla sua sede centrale, da dove verrà trasportato al caveau di Banca d’Italia. Il costo finale che la banca scarica sul proprio cliente è dell’1%. Inoltre la normativa antiriciclaggio prevede che se in un mese superi i 10 mila euro di deposito in contanti puoi aspettarti una visita della guardia di finanza. A conti fatti i vantaggi stanno a zero. Gli svantaggi invece per il sistema Paese sono devastanti : il cash è il motore dell’economia sommersa, che secondo l’ultimo rapporto Istat supera i 157 miliardi di euro . Le altre novità della manovra Dopo una lunga giornata di lavori a singhiozzo in commissione Bilancio della Camera, con l’abbandono dell’aula per protesta da parte di Pd, Terzo Polo, Verdi e Sinistra, nella tarda serata di ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è arrivato in commissione e ha spiegato i punti fondamentali della manovra con le modifiche del governo. Sale la platea di lavoratori dipendenti che avrà diritto al taglio del cuneo fiscale del 3% . Il reddito lordo annuo passa infatti da 20 mila a 25 mila euro e due punti del reddito andranno ai lavoratori, mentre un punto finirà alle imprese. La novità accoglie, anche se in piccola parte, una delle richieste delle imprese e di Confindustria che avevano definito «risibile» il taglio del cuneo per i redditi fino a 20 mila euro. Negli emendamenti del governo alla manovra c’è «l’innalzamento a 600 euro delle pensioni minime per tutti quelli che hanno 75 anni » ed è stata «ripristinata una vecchia norma del 2012 che permette, per i contratti dei mutui ipotecari, di tornare dal tasso variabile al tasso fisso ». Cambia il congedo parentale retribuito, con un mese in più pagato all’80% . Nella prima versione del testo, era solo per le madri. La modifica del governo prevede invece l’estensione della possibilità anche ai padri (in alternativa alle madri) così come aveva chiesto Noi Moderati. Resterà più difficile andare in pensione in anticipo con l’opzione donna : per avvalersi del beneficio sarà necessario uno di tre requisiti: soffrire una riduzione della capacità lavorativa (invalidità civile) in misura superiore o uguale al 74%, svolgere attività di caregiver per un genitore non autosufficiente, essere disoccupata o dipendente di aziende in crisi. L’età minima sale a 60 anni per tutte, a 59 anni per chi ha un figlio, a 58 dai 2 figli in su. Il Reddito di Cittadinanza si riduce a 7 mesi (dagli 8 precedenti) per i 660 mila occupabili. Resiste la proroga al 31 dicembre per la presentazione della Cilas per il Superbonus al 110%. Sale da 6 mila a 8 mila euro lo sconto contributivo per i neo-assunti. Giorgetti ha anche detto che «la vicenda calcio verrà trattata come i debiti di tutte le altre aziende , i debiti previdenziali vanno saldati entro i termini pena le procedure previste». Il Qatargate e le minacce di Doha sul gas Il Qatar minaccia «un impatto negativo» sulle discussioni in corso per le forniture di metano all’Ue dopo che il Paese del Golfo è finito al centro dello scandalo per presunta corruzione nei confronti di deputati e funzionari per condizionare le decisioni del Parlamento Ue, che ha portato in carcere l’ex vicepresidente Eva Kaili e Antonio Panzeri . L’Europarlamento aveva reagito giovedì scorso con una risoluzione in cui chiedeva con urgenza che «i titoli di accesso dei rappresentanti degli interessi del Qatar siano sospesi fino a quando le indagini giudiziarie non forniranno informazioni e chiarimenti pertinenti». Per Doha è troppo e in una nota diffusa ieri spiega che «la decisione di imporre una tale restrizione discriminatoria al Qatar, limitando il dialogo e la cooperazione prima della fine del procedimento giudiziario, avrà un effetto negativo sulla cooperazione in materia di sicurezza regionale e globale, nonché sulle discussioni in corso sulla crisi energetica globale e sulla sicurezza». «Il Qatar — scrive la corrispondente da Bruxelles Francesca Basso — taccia le autorità belghe di “inaccuratezza” delle informazioni usate: e respinge “fermamente le accuse” lamentando che “il Qatar non è stata l’unica parte nominata nelle indagini, eppure il nostro Paese è stato esclusivamente criticato e attaccato ”». Insomma, dopo Mosca, anche Doha sembra pronta ad usare, con l’Europa, i rubinetti del gas come una clava . Brutta faccenda, la dipendenza da idrocarburi. Resta il fatto, per tornare ad Aldo Cazzullo, che una delle peggiori conseguenze dello scandalo Qatargate è che «i qatarini e in genere gli sceicchi possono aver avuto l’impressione che in Occidente tutto sia in vendita, e tutto possa essere comprato . Non soltanto supermercati, marchi del lusso, casse di champagne da stappare nei privé, lontano da occhi indiscreti; ma anche politici, anime, e appunto manifestazioni sportive ». E pur se è vero che «le diplomazie europee devono fare il loro paziente lavoro; perché non è detto che le potenze del gas e del petrolio, di cui ci piaccia o no abbiamo bisogno, guardino necessariamente all’Occidente come modello di business se non di valori, anziché gettarsi tra le accoglienti braccia degli autocrati cinesi, a cui dei diritti umani non importa nulla. Ma non è detto neppure che la “sport suasion”, l’uso dello sport come veicolo di contaminazione e di progresso, sia la strada giusta ». Le «dimissioni» del Papa Sulle ricorrenti voci di sue possibili «dimissioni», è lo stesso papa Francesco a confermare, in un’intervista al quotidiano spagnolo Abc in occasione dei suoi 86 anni, di averle già firmate e consegnate anni fa al cardinale Tarcisio Bertone, al tempo segretario di Stato. Dimissioni «preventive» solo in caso di «impedimento per motivi medici». E ha anche aggiunto che «si governa con la testa, non con il ginocchio ». Il pontefice ha poi annunciato che, entro due anni, ci sarà una donna alla guida di un dicastero. La morte di Lando Buzzanca Si è spento a 87 anni Lando Buzzanca , ricoverato nell’hospice Medical Group-Gmc dell’università Cattolica a Roma. Il trasferimento nella struttura di Pineta Sacchetti era avvenuto il primo dicembre dopo le dimissioni dal policlinico Gemelli dove l’attore era stato ricoverato per le conseguenze di una caduta da una sedia a rotelle nella Rsa in cui risiedeva da qualche mese. Le sue ultime settimane di vita erano state accompagnate da veleni, riesplosi ieri con le accuse della sua compagna, Francesca Della Valle: «Come previsto, nessuno l’ha salvato. La verità verrà fuori». Sul Corriere , Maurizio Porro lo ricorda come «il re della sensualità accesa, il maschio italiano tipo export , sempre pronto, quindi anche il prototipo di un personaggio asociale, snobbato dalla sinistra critica e preso sotto la propria protezione dalla destra in cerca di beniamini». Le altre notizie • Dovrebbe essere ufficializzata oggi con un comunicato congiunto del centrodestra la candidatura alla presidenza del Lazio di Francesco Rocca , 57 anni, che guida la Croce rossa . Sabato, Giorgia Meloni ha chiuso la festa per i dieci anni di FdI rinviando l’annuncio di 48 ore per sottoporre ai partner della coalizione la terna di nomi richiesta da Forza Italia. Tra i papabili, oltre a Rocca, il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli , e l’europarlamentare Nicola Procaccini . Dalla rosa ristretta sarebbe invece sparita l’ipotesi di Paolo Trancassini , coordinatore regionale del partito, che venerdì ha aperto la manifestazione in piazza del Popolo: il fatto che sia stato scelto per fare gli onori di casa sembrava confermare che fosse il più quotato per la sfida delle regionali, ma il giorno dopo Rocca è tornato in pole. • Fabrizio Pregliasco , uno dei virologi più celebri d’Italia, entra nella contesa elettorale delle Regionali lombarde con il centrosinistra . Per un posto da consigliere regionale, il direttore sanitario del Galeazzi-Sant’Ambrogio sfiderà come capolista, dalla parte di Pierfrancesco Majorino, sia Letizia Moratti che Attilio Fontana. «Ci sono delle direttrici chiare su cui bisogna lavorare: liste di attesa troppo lunghe, più attenzione ai disabili e anche ai meno abbienti, che spesso rimangono ai margini del sistema pubblico. Mi sono candidato non solo per portare la mia esperienza da medico e di scienziato; ma anche per il mio approccio, diciamo così, di volontario che ha provato a sempre a stare vicino alle urgenze della disabilità», dice a Tommaso Labate. • A 11 anni dalla primavera araba che l’aveva vista tra le protagoniste, in Tunisia solo l’8,8% degli aventi diritto è andato a votare (ottocentomila su 9 milioni di elettori). Uno schiaffo al presidente Kais Saied , che non dovrebbe, però, farlo cadere di sella. Perché, come scrive l’inviato Francesco Battistini, «nella Costituzione che s’è dato non sono previsti strumenti per destituirlo, anche quand’è così delegittimato. E non si vede chi possa farlo dall’opposizione, eternamente divisa fra islamici e laici. Saied ha in realtà un solo avversario: una devastante crisi economica ». • È morta al poliambulatorio di Lampedusa la bambina che era sulla barca affondata nella tarda mattinata di ieri a circa 10 miglia a sud dell'isola. La piccola viaggiava con la madre. Tra i 43 migranti sull’imbarcazione — originari di Costa d’Avorio, Guinea e Camerun — c’erano anche 9 donne e 3 minori. I superstiti hanno riferito di essere partiti alle 22 di sabato da Sfax, in Tunisia, e di aver pagato 2.500 dinari a testa per effettuare la traversata con la barca in ferro che è affondata. • Dai genitori sperava di avere appoggio, e ha trovato invece botte e insulti quando ha rivelato loro la propria omosessualità : genitori egiziani ora condannati dal Tribunale di Milano non soltanto per lesioni personali al figlio 15enne (il padre) e per omissione di soccorso e concorso omissivo nelle lesioni (la madre), ma anche con la rara aggravante di aver agito con «fini di discriminazione» per motivi di orientamento sessuale o di identità di genere. • Anche la premier Giorgia Meloni ieri ha reso omaggio alla salma del calciatore e allenatore Sinisa Mihajlovic , nella camera ardente in Campidoglio. I funerali stamattina alle 11, nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, a Roma. Da leggere e ascoltare Il ritratto d’autore firmato da Claudio Magris su Randolfo Pacciardi , leader del Partito repubblicano, vice-presidente del Consiglio nel governo guidato da De Gasperi e poco dopo ministro della Difesa. Gli Usa hanno annunciato di essere riusciti a produrre energia pulita tramite la fusione nucleare . Un’ottima notizia, se non fosse che i primi risultati tangibili si avranno come minimo tra vent’anni. E quindi, nel frattempo, bisognerà continuare produrre energia cercando di inquinare il meno possibile, ovvero utilizzando le energie rinnovabili come spiegano Gianmaria Canè e il professor Antonio Capone del Politecnico di Milano oggi nel podcast Corriere Daily (che potete ascoltare qui). Grazie per aver letto Prima Ora e buona settimana Qui sotto trovate alcuni approfondimenti (Questa newsletter è stata chiusa alle 2. In sottofondo, il New York Tango Trio di Richard Galliano )

Alla fine dei tempi regolamentari, quando la sua Argentina aveva subito la rimonta e la maledizione del Mondiale pareva aver colpito ancora, Leo Messi ha sorriso . La Seleccion aveva sprecato un vantaggio di due gol, Mbappé e Coman scappavano da tutte le parti, nessun argentino avrebbe scommesso sulla vittoria finale, Messi aveva un presagio oscuro nel cuore, oltre al rimorso di aver perso la palla da cui era nato il 2-2. Eppure ha sorriso. Come a dire: che sport incredibile mi è toccato in sorte; la prossima vita cambio; e rinasco Phelps, o Bolt, o qualunque campione di una disciplina misurabile e prevedibile, in cui il più veloce e il più forte vincono. E invece è stata una fortuna che il suo sport sia il calcio. Perché oggi Kylian Mbappé è più forte di lui. Ha rialzato la Francia da solo. Ma nel calcio non sempre il più forte vince . E così alla fine Messi, alla sua ultima partita in un Mondiale, alza la Coppa, che nelle sue mani non arriva alla testa del portiere, El Dibu Martinez. Succede di tutto, il prato si riempie di familiari ed emiri, gli arbitri posano per la foto ricordo, Mbappé incappa in Macron che tenta di abbracciarlo a favore di telecamera mentre lui vorrebbe essere lasciato in pace, telecronisti argentini afoni scoppiano in lacrime, Ibra osserva incuriosito. Messi dribbla un funzionario in giacca e cravatta che vorrebbe congratularsi e corre sotto la tribuna, a salutare i tifosi. I compagni lo abbracciano uno a uno, Lautaro Martinez e De Paul quasi lo soffocano, lui mormora nell’orecchio del più giovane, El Musico Fernandez, poi afferra un microfono per ringraziare il pubblico e il popolo argentino; e finalmente mette una lacrima. Leo ha dimostrato di conoscere l’arte di attendere . (Qui il seguito dell’articolo)

Una tela di Penelope con la linea Maginot del ministero del Tesoro. Con le coperture finanziarie che mancano su alcune misure bandiera dei partiti di maggioranza. Una tela che provoca malumori e scontenti , come forse è inevitabile, ma la sintesi arriva al fotofinish: con meno di 24 ore per valutare (e poi approvare) il testo che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti porta in Commissione bilancio quando ormai è notte, tenendo all’oscuro fino all’ultimo le opposizioni che per questo abbandonano l’aula perché accusano il governo di «confusione» e «di copiare alcuni emendamenti». Fibrillazioni che segnano i rapporti tra le forze politiche in cui ognuno dei relatori della manovra testa il suo potere negoziale nei confronti dell’altro in una corsa a spuntare qualche milione in più in dote ai gruppi per accontentare le proprie constituency elettorali. Una tela in cui rischia di restare invischiata persino la premier Giorgia Meloni che aveva chiesto, dietro proposta della Cisl, di alzare la rivalutazione delle pensioni all’85% dell’inflazione, fino a cinque volte il minimo e alla fine la spunta anche per dare un segnale di dialogo alle parti sociali. Per questo alcuni emendamenti ballano fino all’ultimo. Proprio sulla previdenza, le cui misure confluiscono in una serie di emendamenti «spacchettati», si scatenerà «l’inferno dei sub-emendamenti». Con ulteriori pareri prima del voto finale di stanotte e l’approdo in Aula della manovra di Bilancio prevista per domani. I tempi sono strettissimi ma l’esercizio provvisorio, assicurano fonti di governo, dovrebbe restare solo una minaccia anche a costo di lavorare «la vigilia di Natale e il 25 dicembre fino a tarda notte», assicura il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani. Fonti registrano che su questo, al di là delle schermaglie dialettiche, le stesse forze di opposizione avrebbero capito che un bilancio dello Stato senza l’approvazione di fine anno sarebbe un pesante autogol sui mercati finanziari e dunque faranno prevalere comportamenti di buon senso. Ma è chiaro che anche lo stesso azionista di maggioranza di governo, FdI, ha avuto qualcosa e qualcosa ha perso nella chiusura del testo con cui la manovra passa all’esame di Montecitorio. FI, Lega e Noi moderati possono dire altrettanto. La norma sul tetto al Pos per i pagamenti fino a 60 euro, senza sanzioni per gli esercenti, alla fine viene archiviata dopo le interlocuzioni che ha avuto il ministro Raffaele Fitto nell’ultimo consiglio Ue. Rischia di incentivare l’evasione Iva e va contro un obiettivo del Pnrr a cui è agganciata una rata dei fondi Ue. Ma Meloni ottiene che in manovra vada un decreto che predispone il credito d’imposta sulle commissioni che pagano i commercianti sui micro-importi. FI, registrano fonti, dice che «questo è un buon inizio, ma è solo un inizio». Il partito guidato da Silvio Berlusconi voleva un intervento più generoso sulla decontribuzione per i giovani assunti. Fino a 35 anni FI pretendeva fosse totale, invece salirà da 6 mila a 8 mila per ogni nuovo posto di lavoro. E anche sulle pensioni minime, salgono sì a 600 euro, ma solo per gli over 75 . La Lega ottiene il mantenimento della flat tax per gli autonomi al 15% che sale da 65 mila a 85 mila euro . E riesce a spuntarla sulla rottamazione delle micro-cartelle fino a mille euro, che verranno cancellate del tutto se emesse fino al 2015 nonostante le pressioni dell’Anci che ritiene possa configurarsi un pesante ammanco di gettito per i Comuni . Anche se avrebbe voluto un intervento più generoso, fino a 3-5mila euro. La riduzione dell’Iva sui pellet, altro vessillo leghista, scende dal 22 al 10% e non al 5% come paventato. Ma è sul Reddito di cittadinanza che infuriano le polemiche, anche con le opposizioni. Con i 5 Stelle a difenderlo a spada tratta e il Pd a presentare un emendamento sul salario minimo. Invece l’assegno scende da 8 a 7 mesi, non 6 come voleva Noi moderati . Così si risparmiano 340 milioni. Utili.

In questi giorni sono emersi indizi che il canale delle comunicazioni riservate Roma e Bruxelles sta funzionando . Bene o male, velocemente o lentamente, ma è aperto. (...) Nella strettoia finale di approvazione della manovra e delle scadenze sul Pnrr, dettagli di questo tipo sono eloquenti. Lo sono benché la legge di Bilancio sia stata scritta inevitabilmente in fretta, schiacciata dall’urgenza di estendere sussidi sull’energia a famiglie e imprese, quindi — forse per questo — non esprima alcun modello di crescita per l’Italia nei prossimi anni . Il messaggio che sembra uscirne è più che altro politico: il governo di Giorgia Meloni, in gran parte figlio del sovranismo degli anni recenti, non si prepara a gestire l’Italia in contrapposizione con Bruxelles . Al contrario. Vuole lavorare dentro e con l’Unione europea, anche perché la premier per prima capisce che non potrebbe essere altrimenti: il Paese è troppo fragile e troppo integrato in Europa sul piano politico, istituzionale, industriale, finanziario per resistere sulla base degli slogan sciovinisti che andavano così di moda anche solo pochissimi anni fa. In questo la convergenza di Meloni, da destra, può ricordare vagamente la convergenza da sinistra degli scorsi decenni. Il partito comunista fu l’unico nell’arco costituzionale a votare contro l’adesione dell’Italia alla Comunità economica europea nel 1957, eppure negli ultimi vent’anni gli eredi di quella cultura hanno finito per incarnare l’ortodossia europea più impeccabile (anche troppo) . Meloni invece era per l’uscita dall’euro nel 2017, metteva ancora in dubbio il futuro della moneta unica nel 2021 e ora è in mezzo al guado: viene dal sovranismo, cerca di approdare al realismo . Troppi segni fanno capire che sa di non poter andare altro che avanti, fino all’altra sponda. Poi però le intuizioni vanno messe a terra, dando loro del contenuto tangibile. E qui si direbbe che la lucidità dell’analisi ceda il passo a una certa confusione . In legge di Bilancio il governo continua a dare segnali di tolleranza per l’evasione , pur sapendo benissimo che aggredirla e ridurla è una delle grandi richieste dell’Unione europea in cambio di 200 miliardi di fondi gratis o a condizioni di favore. (Qui il seguito dell’articolo)

L’Italia viaggia verso il futuro con gli occhi incollati allo specchietto retrovisore . Questa è l’impressione che fa a chi, come me, vive negli Stati Uniti e rivolge uno sguardo «esterno» al proprio Paese. Rispetto alle emergenze che preoccupano il mondo intero, il dibattito italiano è spesso angusto, dominato da questioni marginali, o che ci risucchiano verso il passato . Gli imperativi della sicurezza nazionale in un mondo affollato di potenze ostili; le soluzioni alla nostra fame di energia; il rilancio dell’industria nazionale nell’era post-globalizzazione: questi temi hanno avuto una visibilità minore rispetto al Pos e alle pensioni. È il passato che divora il futuro. È emblematica la vicenda del Pos , per chi vive negli Stati Uniti: dove sono i piccoli esercenti a chiederti di usare la carta di credito o la app sul telefonino, perché sono ormai passati a una contabilità tutta digitale. In quanto alle pensioni: i due Paesi avanzati dove si lavora più a lungo, America e Giappone, sono anche quelli che hanno meno disoccupazione giovanile . Non trovo traccia di una vera attenzione nazionale alla difesa . Vladimir Putin, l’altro «uomo dell’anno», quello che ha cercato di trasformare il 2022 in un nuovo 1939, ha appena deciso di accrescere il bilancio militare della Russia del 30%, un’enormità che dice quanto la guerra in Ucraina rischi di trasformarsi in un conflitto di lunga durata. Le nostre sanzioni non mordono abbastanza sulla Russia perché Cina e India la foraggiano. La collaborazione militare con l’Iran fornisce a Putin droni e missili a volontà. L’Occidente, reduce da un lungo letargo pacifista, per rifornire di aiuti Kiev vede i propri arsenali difensivi assottigliarsi pericolosamente. L’America, pur alla vigilia di una probabile recessione, aumenta a sua volta il bilancio del Pentagono del 10%. La Cina prosegue un riarmo a tutto campo che l’ha già portata a superare la flotta militare americana, un sorpasso inaudito fino a dieci anni fa. L’Italia cosa vuol fare? Insieme con la Germania è uno dei Paesi che non fa neppure il minimo essenziale per rispettare gli impegni presi con la Nato , è al di sotto del 2% di Pil investito nella propria sicurezza. Senza una presenza militare adeguata ci illudiamo di contare qualcosa nel Mediterraneo, dove pure si affacciano i Paesi da cui dipenderemo ancora a lungo per il gas (in sostituzione di quello russo). I nostri vicini nordafricani e mediorientali rispettano chi sa farsi rispettare. L’allarme per il Qatargate è sacrosanto; va accompagnato da un’analisi lucida sulla nuova geopolitica dell’energia . (Qui il seguito dell’editoriale)

Caro direttore, non tutte le democrazie muoiono con marce su Roma. Alcune hanno morti lente con l’impercettibile erosione delle norme democratiche nell’indifferenza generale. L’erosione era percettibile leggendo nei giorni scorsi sul Corriere la notizia della condanna di Maurizio Costanzo a un anno di carcere (con pena sospesa) e 40.000€ di multa per aver «diffamato» un magistrato. La «diffamazione» consisterebbe nell’aver complimentato sarcasticamente il magistrato che aveva deciso di lasciare in libertà l’uomo che avrebbe poi sfregiato il volto di Gessica Notaro con dell’acido. La sentenza è preoccupante per le sue implicazioni per il diritto di critica e la libertà di stampa. È dovere della stampa e dei giornalisti monitorare i detentori del potere — giudiziario incluso — e criticarli quando falliscono nei loro incarichi, come in questo caso nella protezione dei cittadini. Non vedo come sarà possibile svolgere tale dovere se criticare un magistrato vuol dire rischiare la prigione o la bancarotta. Come impediamo che questa sentenza diventi la nuova norma ? Come fermiamo l’erosione del diritto di critica? Emmanuel Carlo Mahieux Caro signor Mahieux, ha ragione a preoccuparsi e dovremmo farlo tutti, non solo noi giornalisti. Le querele sono spesso diventate uno strumento non per ottenere giustizia rispetto a un torto subito ma per intimidire ed esercitare pressioni . Le sentenze nei tribunali sono spesso molto variabili e la certezza del diritto alcune volte è aleatoria. Una situazione che spinge a cattivi pensieri: quando le cause riguardano poteri costituiti le difficoltà tendono a moltiplicarsi . Nel caso di Maurizio Costanzo spero che ci sia un «giudice a Berlino» nei gradi successivi del processo e che possa essere ripristinato il diritto di dire che siamo sconcertati se un uomo violento viene rimesso in libertà e poi sfregia una donna. In generale dovrebbe esserci un meccanismo stringente che blocchi le querele temerarie e senza fondamento . Perché se le critiche diventano automaticamente diffamazione i diritti di chi scrive e di chi legge, e forse anche la democrazia, sono in grave pericolo.

Cara Dania Carelli, non ti conosciamo ma una cosa la sappiamo di te: meriti un applauso. Grazie per non esserti voltata dall’altra parte davanti al corpo martoriato di quel povero cane . Siamo in provincia di Lecce, pochi giorni fa. Dania, cresciuta a pane e amore per gli animali, è una guardia zoofila. Sta andando in campagna, dai tre maremmani che accudisce in una masseria abbandonata, quando vede una scena che ha un solo nome possibile: tortura. C’è un cane, maremmano pure lui, legato al gancio di un’auto in marcia e trascinato . Alla guida un pensionato della zona. «Ho cominciato a urlare, a suonare il clacson ma lui non si fermava, così l’ho sorpassato e gli ho sbarrato la strada con la mia macchina», ha raccontato poi lei. Il tizio scende, sembra stupito che il cane sia morto. Eccerto! Ma come? Io ti faccio il favore di portarti a spasso e tu mi fai lo sgarbo di morire? Comunque: quell’uomo abbozza una «spiegazione» che gli sembra giustifichi tutto. Il cane — dice — è entrato nella sua proprietà e ha sbranato due delle sue galline, quindi lui ha pensato di punirlo nel seguente modo: lo porto nelle campagne lontano da casa e lo abbandono lì, ma senza farlo salire in auto. Per questo, dice, gli ha legato la corda al collo e l’ha agganciato alla macchina. Per questo procedeva così piano. Non è difficile immaginare la fatica, il tentativo di resistere, le zampe ferite, la paura e la resa di quel povero cane... E in questa storia c’è sullo sfondo anche il fastidioso concetto dell’impunità. «Per favore non chiamare i carabinieri» ha supplicato lui davanti all’indignazione di Dania Carelli. Il senso profondo del «non chiamare i carabinieri» è sempre lo stesso: tanto non ne vale la pena, era soltanto un animale . «Ma io non ci ho pensato un istante e dopo avergli urlato contro ho fatto il 112», racconta la donna. Lui oggi è indagato, rischia fino a 2 anni di carcere, e chissà se ha capito di quale crudeltà è stato capace. Mai come in casi del genere sarebbe sensato che un giudice decidesse la messa alla prova: lo Stato sospende il procedimento penale contro di lui e lui si impegna in un percorso di recupero e consapevolezza. Se ci riesce lo Stato «dimentica» il reato e lascia intatta la fedina penale. Altrimenti si va verso il processo. Suggerimento: quest’uomo dovrebbe accudire cani con l’obbligo di essere amorevole. Per anni .

Non è un’imposizione ma un consiglio: evitare la parola «Natale», in inglese «Christmas ». È quanto scrive, in un documento di nove pagine rivolto al personale, la direzione dell’Università di Brighton. Quella parola è troppo «cristianocentrica» e dunque rischia di ledere la sensibilità di quelli che cristiani non sono . Dunque, piuttosto che usare l’espressione «periodo di chiusura natalizia» sarebbe preferibile un più generico: «periodo di chiusura invernale». La «Guida al linguaggio inclusivo» di Brighton contiene anche altri suggerimenti. Rinunciare a designare gruppi etnico-religiosi in modo categorico (meglio «le comunità islamiche» che «la comunità islamica»), scansare le categorie anagrafiche in frasi del tipo: «Gli anziani (old people ) non sanno usare la tecnologia». Non si precisa però se è il concetto a disturbare (tutti gli anziani hanno difficoltà con la tecnologia?), oppure l’aggettivo in sé. Sarebbe politicamente corretto e per nulla oltraggioso dire che «gli anziani (sottinteso: nonostante l’età) sono bravissimi a usare il computer»? Un settantenne si offende se viene definito per quello che è (un anziano)? Oppure si offende se viene definito per quello che non è (un incapace)? E così, perché mai una chiusura delle scuole tradizionalmente stabilita per celebrare la nascita del Gesù cristiano dovrebbe offendere un musulmano o un indù? In un mondo in cui si moltiplicano le guerre, in cui ogni giorno si assiste a un naufragio di migranti nell’indifferenza generale, in cui la povertà e la fame crescono, in cui vengono massacrate donne che chiedono la libertà, in un mondo demenziale e irresponsabile in cui si torna a parlare di bomba atomica, l’obiezione sul linguaggio «inclusivo» ha qualcosa di ridicolmente cavilloso, come concentrarsi sulla pagliuzza nell’occhio e ignorare la trave . È meglio dire: «Oggi sono morti trenta bambini musulmani nel Mediterraneo» o: «Sono morti trenta bambini» e basta? Meno offensivo? Più inclusivo?

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